cenni storici

Il nome del paese trae origine dal suo protettore San Pancrazio Martire, al quale l’attributo “Salentino” è stato aggiunto, su richiesta del Consiglio Comunale, con Regio Decreto del 21 Settembre del 1862, per evitare confusioni con l’altro San Pancrazio Parmense. Lo stemma presenta un’aquila coronata ad ali spiegate che ha nel becco una spiga di grano e in petto una stella. Sembra che il primo insediamento urbano, che poi darà nome alla cittadina, sia sorto verso la fine del X e l’inizio dell’XI secolo intorno a una cappella dedicata al Santo, che si ritiene che sia passato per queste terre prima di recarsi a Roma, e presumibilmente situata sul luogo ove oggi è l’attuale Chiesa di Sant’Antonio da Padova. L’intero territorio, nel XII secolo, divenne feudo della Mensa Arcivescovile di Brindisi fino al 1866, allorché i suoi beni passarono allo Stato. Nel 1221 l’Arcivescovo Pellegrino ampliò l’antica Chiesa Parrocchiale, dedicata a San Pancrazio e contestualmente completò il Palazzo o Castello Arcivescovile (1216-1222), che divenne sede estiva della Curia brindisina nei rientri delle Sante Visite. Nel 1547 la quiete cittadina fu scossa da una incursione turca: un centinaio di corsari turchi, la notte del primo gennaio, sbarcarono a Torre Colimena e, guidati da un tale Chria, originario di Avetrana, ma assente da molti anni, giunse sino a San Pancrazio, cogliendo la popolazione completamente indifesa. Tutti gli abitanti furono catturati, trasportati in Turchia e venduti come schiavi. L’episodio è narrato nelle pitture parietali che si trovano nella chiesetta di Sant’Antonio da Padova, anch’essa saccheggiata. La ricostruzione ed il ripopolamento del paese è dovuto a Francesco Aleandro, che può essere considerato un secondo fondatore di San Pancrazio. Terminata la lunga stagione feudale, il casale rimase aggregato, in qualità di frazione, a Torre Santa Susanna fino al 1839, quando il Re Ferdinando II stabilì l’autonomia amministrativa del paese.

itinerario turistico pt.1

La Chiesa Matrice (1862-1869), dedicata ai Santi Pancrazio e Francesco d’Assisi è situata nella piazza Umberto I, di fronte al Municipio. Ha facciata neoclassica con decorazione semplice e rigorosa, terminante con un largo timpano che richiama quello più piccolo sul portale. Sul campanile è collocata la statua di San Pancrazio. L’interno è a croce latina, a tre navate; la cupola, semisferica, ricca di particolari decorativi, poggia sulle arcate a tutto sesto. Nell’abside semicircolare si erge l’altare settecentesco in marmo.  Nel cuore del centro storico è la Chiesa di Sant'Antonio da Padova, intorno alla quale, pare si sia sviluppato il primo nucleo abitativo (X –XI sec.). L’architettura della chiesa è di stile tardo romanico (XII sec.), con elementi rinascimentali; la facciata è caratterizzata da un elegante il portale in stile cinquecentesco mentre l’interno, a navata unica con volte a botte, presenta due caratteristiche acquasantiere pensili in pietra. Sopra l’entrata laterale, appare una pittura murale, che descrive l’assalto e il saccheggio del paese da parte di 100 corsari turchi nel 1547. Adiacente alla chiesa, in Piazza Castello, è Castello Arcivescovile, costruito nel 1221 dall’Arcivescovo Pellegrini, è stato ampliato nel 1510. La Chiesa della Santissima Annunziata (1510), a navata unica, conserva dipinti olio su tela del XVIII secolo. La Chiesa di San Giuseppe Lavoratore, nella zona artigianale del paese, è la più recente (1996). Il A 3 km dal centro abitato, immerso nel verde, si trova il Santuario di Sant’Antonio alla Macchia, ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi. 

GLI INSEDIAMENTI RUPESTRI: Tracce di frequentazione in grotta sono presenti nell’area occidentale del territorio comunale. In Contrada Caragnuli, nei pressi della omonima masseria, si trova un insediamento rupestre di età medievale o altomedievale, a destinazione civile, intercettato e in gran parte distrutto in epoca recente da una cava per l’estrazione dei blocchi calcarei. In Contrada Caretta, nell’area chiamata “Sant’Antonio alla Macchia” sono presenti un frantoio ipogeo e una piccola grotta dedicata a Sant’Antonio Abate risalente almeno al VII sec. Un luogo di culto isolato è presente infine in Contrada Torrevecchia, all’interno dell’are di pertinenza dell’Agriturismo Torrevecchia, ove si trova la cripta dell’Angelo (dedicata a San Vito), risalente al VIII – IX sec., affrescata con figure di Santi con ampi mantelli.

itinerario turistico pt.2

LE MASSERIE: Dei numerosi complessi edilizi tipici dell’architettura rurale di inizio ‘900, meritano particolare attenzione: Torrevecchia, posta lungo la vecchia strada per Avetrana; Mattarella, lungo la strada per Torre Santa Susanna; Scazzi e Gli Angeli a Nord del territorio comunale.

SITI ARCHEOLOGICI: Tracce di un antico insediamento messapico sono state rinvenute a circa 1 km a Est del paese, nella Contrada Li Castieddi, con continuità di vita dall’VIII sec. a.C. sino al I sec. d.C., quando il sito fu gradualmente abbandonato. Le strutture messe in luce, grazie alle ricognizioni e alle campagne di scavo sistematico, sono relative alla zona periferica dell’insediamento di epoca ellenistica (IV-III sec. a.C.) caratterizzate da un tratto di un asse viario con ai lati ambienti residenziali. Sono state anche rinvenute delle sepolture all’interno di cortili, scavate nella terra e rivestite da lastroni, e aree di lavorazione della ceramica. La Contrada era già nota come area di interesse archeologico dal 1900 a seguito di rinvenimenti casuali e scavi clandestini: vasi attici a vernice nera, ceramica italiota, pesi da telaio. Nel 1960 venne ritrovato un gruppo di 300 asce di bronzo e punte di lance dell’Età del Ferro.

gastronomia

La cucina tipica è caratterizzata da ingredienti poco costosi, amalgamati sapientemente per offrire piatti unici, gustosi e ricchi di fantasia. Per la preparazione della pasta fatta in casa si usava soprattutto la farina di grano duro oppure la farina di orzo. Oltre alle lajini (fettuccine larghe spesso condite con i ceci) sono diffuse le orecchiette e i maccheroncini (detti anche pizzarieḍḍi o maccarruni) conditi con sugo di pomodoro e cacio ricotta. Molto usate sono le verdure coltivate e selvatiche: li cimi ti rapi nfucati, li spunzali allu fuecu e li pampasciuni. Il piatto forse più tipico della tradizione contadina è la purea di fave sgusciate con le cicorie selvatiche (fài e foij) o con il pane fritto e il peperoncino (fai e pani frittu e pipinu maru). Anche il pesce azzurro occupa un posto importante seguito dal baccalà che viene cucinato nel periodo invernale anche in abbinamento con la pasta. Per i piatti di carne molto gustosi sono i turcinieḍḍi, involtini ricavati dalle interiora dell'agnello (preparati nel periodo pasquale) e lu sangunazzu. Tipici sono anche tra i latticini lu sieru e la ricotta šchanti. La fantasia domina soprattutto nei dolci: di tradizione contadina sono li fichi ncucchiati cu la mennùla (fichi essiccati al sole e poi guarniti con mandorle); tipici del periodo natalizio sono invece i purciḍḍuzzi e le ncartiḍḍati, rispettivamente piccole palline e rondelle a forma di rosa fatte di pasta dolce croccante fritta e poi girate nel miele e guarnite con pinoli o mandorle e confettini colorati. Per la festa di San Giuseppe tradizionali sono le classiche zeppole o zèppuli.

manifestazioni

In onore del Santo Patrono, San Pancrazio Martire, si svolgono solenni festeggiamenti civili e religiosi l’11 e il 12 Maggio, durante i quali vengono esposte le reliquie conservate nella Chiesa Matrice, dedicata ai SS. Pancrazio e Francesco d’Assisi. Il 3 e 4 Ottobre, invece, in onore di San Francesco d’Assisi hanno luogo i festeggiamenti del Santo. Altra ricorrenza religiosa è quella legata a Sant’Antonio Abate, onorata mediante festeggiamento il 13 Giugno presso il Santuario di Sant’Antonio alla Macchia, presso il quale sorge la piccola grotta dedicata al Santo.

zona artigianale

Fai click sulla foto per ingrandire